Come spesso accade, bisogna risalire alla notte dei tempi. Il termine “befana” nasce probabilmente come corruzione lessicale del termine greco “epifania” (“mi rendo manifesto”). La figura della vecchia signora va invece connessa a tradizioni agrarie pagane relative all’anno trascorso, ormai pronto per rinascere come anno nuovo: anticamente la dodicesima notte dopo il solstizio invernale, si celebrava la morte e la rinascita della natura, attraverso la figura pagana di Madre Natura.
L’aspetto da vecchia sarebbe dunque una raffigurazione dell’anno vecchio, figura che, di fatto, celebra la fine dell’interregno tra il termine dell’anno solare (solstizio invernale, il 21 dicembre) e l’inizio dell’anno lunare, fondamentale in antichità per i cicli di semina e di raccolto. Oggi rappresenta la conclusione delle festività natalizie, sovrapponendo- si alla celebrazione dell’evento dell’epifania connesso ai Re Magi. Una cosa è certa: la Befana ha attraversato i secoli rendendo felici molte generazioni di bambini. Ancora oggi il 6 gennaio è sinonimo di dolciumi e carbone, per quanto quest’ultimo sia stato sostituito da una equivalente versione realizzata con lo zucchero. Una cosa, quindi è certa:

“La Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte, con le toppe alla sottana Viva, Viva La Befana!”.