Tutto è nato dalla personale conoscenza con l’illustre professore Auteri, titolare di cattedra presso l’Università di Ingegneria di Catania nella materia di “Ergotecnica edile e pianificazione delle attività operative”, il quale, conoscendo l’eccellenza della nostra azienda, ha chiesto di poter mostrare, ad un gruppo di alunni da lui selezionati, la tipologia delle nostre attività e le relative metodologie di management. È stato un piacevole e gratificante momento di incontro. Eh si, perché è facile dirsi “vado alla maratona di New York”, meno facile è poterla concludere, senza grossi problemi. La giornata inizia alle 5 del mattino, dopo circa un’ora giungiamo nella zona della partenza. Il primo spettacolo. Migliaia e migliaia di persone, professionisti e non, pronti all’avventura di trovare lo spirito giusto per i 42,195 km da percorrere. Arriviamo presto, tutti emozionati. Ferruccio tenta di fare l’indifferente, sua moglie Miralba preparatissima su tutto, compreso qualche pasticca rivitalizzante, Mario che dice che non si emozionerà, Roberto, che l’ha già corsa, che fa il super esperto e regala consigli, anche non richiesti. Ecco lo sparo di cannone, la musica di “New York New York”, gli aerei da caccia che sorvolano il cielo e 40.000 persone che si gettano nella mischia sopra e sotto il Giovanni da Verazzano. Di qui in poi le storie si separano, ognuno con i suoi momenti di esaltazione (pochi) e di sconforto e fatica (molti e sempre di più). La fatica aumenta, ma, sembra non sentirsi, quando si entra nella 1st Avenue dopo il maledetto Queensboro Bridge e poi, quando si entra in Central Park, dove la gente ti aiuta a recuperare ogni briciolo di energia che ti è rimasta. E finalmente l’arrivo con i complimenti di ogni addetto alla gara, la medaglia e l’immancabile mela. Ce l’abbiamo fatta tutti. Il tempo non conta. Conta di avercela fatta, conta l’esperienza emotiva, conta l’aver trovato dentro noi stessi la forza per andare avanti, da semplici amanti della corsa come siamo.